Come riconoscere la noia nelle Arti Marziali e come vincerla

Noia e insoddisfazione sono due sensazioni che tutti abbiamo abbondantemente provato in tante situazioni.

Tuttavia, mentre l’insoddisfazione -così come la sua gemella, la frustrazione– può essere uno stato dell’animo che ci sprona a trovare un modo di crescere e di superarla, la noia ha delle caratteristiche più pericolose.

Ecco alcuni campanelli d’allarme che è bene riconoscere per tempo. Sono pensati relativamente alla pratica su un tatami, segnatamente dell’Aikido. Ma se sostituiamo all’Aikido qualsiasi altra situazione, siamo convinti di non andare poi troppo fuori tema.

Primo: vi sembra che ogni allenamento sia sempre uguale. Agli inizi vi sembrava tutto nuovo e adesso vi sembra che tutto quello che fate sia sempre identico. Stesse facce, stessi esercizi.

Secondo: vi sembra di sapere già che cosa vi dirà il sensei e che discorsi faranno in spogliatoio i vostri compagni. E’ un campanello di allarme molto particolare, che abbiamo visto in diverse situazioni. Ad esempio, durante stage di maestri rinomati eravamo seduti vicino a persone che facevano la telecronaca anticipata di che cosa avrebbe detto e spiegato il maestro di turno. Un po’ come vedere sempre lo stesso film e conoscere le battute a memoria.

Terzo: andare al Dojo; incontrare i compagni di pratica; andare a uno stage vi pesa sempre più. E’ un sintomo di uno stato di avanzamento progredito della noia.

Quarto (e più pericoloso di tutti): smettete di parlare e vi chiudete in voi stessi senza comunicare. E’ un sintomo grave, che di solito si accompagna ad un altro: sentirsi perennemente giudicati dagli altri e usare questa motivazione per confinarsi in spazi sempre più stretti. Nella pratica sul tatami questo si traduce nel lavoro quasi esclusivo sempre con le stesse persone, nel non ingaggiarsi nelle proposte che puntano a far mettere il naso del praticante fuori dal proprio ovile di appartenenza.

Tutti questi sintomi, se non trattati per tempo, conducono inevitabilmente a stati di noia progressivi che sfociano nel…Tornare ad annoiarsi sul divano a casa, di fronte alla tv. Magari lamentandosi perché non c’è mai niente di interessante da fare.

Vediamo allora quali antidoti possono servire per rimediare tanto ai sintomi quanto al male principale, ovvero la noia.

Primo: comunicare! Non importa che cosa diciate (o meglio: importa, ma il senso è un altro), l’importante è trovare un dialogo sempre. Tradotto nel dojo: praticate con tutti, cercate di dialogare con tutti in spogliatoio e se riuscite anche in spazi lungo la settimana. Basta così poco! Un messaggio, una frase. Non bisogna essere dei Premi Nobel per la letteratura per comunicare. E non dimenticate: il sensei è lì per comunicare quello che ha a voi. Usatelo. Che poi magari fa piacere anche a lui scambiare due parole che non siano la spiegazione di ikkyo…

Secondo: sorridere! Senza diventare dei decerebrati che sorridono anche quando un compagno viene proiettato contro il muro…Però ricordiamoci del potere enorme che un sorriso può fare. E’ uno dei regali che apre più porte di quante si pensino. E dispone noi e gli altri ad entrare in relazione in modo più rilassato.

Terzo: cambiate aria ogni tanto. Gli stage sono fatti per capire che esistono tante persone come noi che fanno le stesse cose che facciamo noi ma magari con uno stile diverso. Del resto: a casa noi tutti ci prepariamo da mangiare. Allora perché ogni tanto andiamo a mangiare in un ristorante? E’ la stessa cosa: non è la necessità di mangiare che ci spinge. Ma di provare gusti diversi per poi tornare alla vita di tutti i giorni con un bagaglio esperienziale in più da condividere.

Quarto: ogni tanto specchiatevi. Per quanto siate bellissimi, bravissimi, intelligentissimi e irrestibilissimi e per quanto Dio ogni tanto vi chieda dei consigli su come gestire la baracca, magari qualche difetto lo avete pure voi. E se lo avete voi, potete sopportarlo un po’ di più negli altri. Solitamente ridere dei propri limiti e non prendersi troppo sul serio, aiuta a non annoiarsi.

Quinto: siate curiosi come scimmie. Le scimmie non praticano ufficialmente le Arti Marziali e non sanno leggere. Questo potrebbe a prima vista renderle molto simili ad alcuni marzialisti. Tuttavia la loro curiosità proverbiale è un bell’esempio di come nel gruppo tutti si interessano l’uno dell’altro. Espandete la vostra capacità di analizzare ciò che vedete, sentite, provate. Magari anche il vostro Sensei si trova in una fase di stanca e la vostra curiosità diventa uno stimolo per tutti.

Insomma, con un po’ dii attenzione, la noia può essere allontanata. O meglio, prima di annoiarci, possiamo scoprire così tante cose nuove che la noia non riesce a vincerci.

Disclaimer: foto di Frans van Heerden da Pexels

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